Per comprendere come funziona il trattamento dei disturbi d’ansia è utile inquadrare tali problematiche attraverso il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto come DSM, che riconosce nella categoria disturbi d’ansia principalmente i seguenti:
- il disturbo d’ansia da separazione (paura ed ansia inappropriati inerenti la separazione da oggetti e/o luoghi di attaccamento);
- il mutismo selettivo (incapacità di parlare in alcune situazioni specifiche);
- la fobia specifica (paura o ansia per oggetti o situazioni specifiche, come ad esempio verso alcuni animali);
- il disturbo d’ansia sociale (paura o ansia in situazioni sociali che potrebbero implicare il giudizio degli altri);
- il disturbo di panico (ricorrenti attacchi di panico);
- l’agorafobia;
- il disturbo d’ansia generalizzata (ansia e preoccupazione per un discreto numero di situazioni e/o attività).
I disturbi di ansia possono manifestarsi da soli o in comorbilità con altri, ad esempio disturbi di personalità, disturbi depressivi, disturbi dell’alimentazione, etc.
Come si trattano i disturbi di ansia
Il trattamento disturbi d’ansia richiede la competenza di uno psicologo specializzato in psicoterapia, capace quindi di effettuare non solo una corretta diagnosi ma anche di impostare e offrire un efficace trattamento per la loro risoluzione. Talvolta può essere utile la consulenza medico-psichiatrica per un supporto farmacologico: in sede di valutazione iniziale, lo psicoterapeuta informerà la persona di tutte le strategie applicabili per il superamento della problematica.
Il trattamento per i disturbi d’ansia ad approccio cognitivo-comportamentale
La psicoterapia cognitiva nasce e si sviluppa nell’ America degli anni ’60 fondamentalmente ad opera di Aaaron Beck, il quale ha strutturato un metodo di cura per problematiche di natura psicologica, ritenuto oggi particolarmente valido proprio per il trattamento disturbi d’ansia.
Beck rileva dal comportamento soprattutto di pazienti depressi ed ansiosi, come sussista una profonda interdipendenza tra pensieri, emozioni e comportamenti: ossia come i pensieri (o cognizioni) relativi ad uno specifico evento, determinano in gran parte le emozioni sperimentate, influenzando così la reazione del soggetto a tale evento. I pensieri e le cognizioni sono, inoltre, soggettive, e legate dunque non tanto all’evento in sé, ma al processo di analisi della realtà proprio di ogni individuo.
L’analisi della realtà, di ciò che succede e ci capita, parte dalla rilevazione di dati a cui attribuiamo un significato preciso tra i molteplici possibili. Il medesimo evento può quindi portare a cognizioni, emozioni e comportamenti differenti a seconda di come viene interpretato: una stessa situazione-stimolo, in base al significato che gli viene attribuito, può provocare in persone diverse, o nello stesso individuo in momenti differenti, due reazioni completamente opposte.
L’attribuzione dei significati e dunque la scelta tra le varie ipotesi possibili, avviene in base a dei parametri di riferimento personali che sono il frutto delle esperienze personali, di determinati condizionamenti familiari e culturali, di caratteristiche genetiche e temperamentali.
Questi parametri sono una risorsa mentale pratica ed efficiente in generale, ma possono risultare dannose e controproducenti se limitate e rigide: la persona depressa ad esempio vede il mondo attraverso lenti scure, interpretando tutto nel versante negativo e generando in sé emozioni negative come tristezza e sfiducia.
La terapia ad approccio cognitivo-comportamentale si pone l’obiettivo di aiutare la persona a diventare consapevole dei propri parametri di riferimento interpretativi (e quindi emotivi) disfunzionali, come sono e come si sono sviluppati e mantenuti nel tempo e applica tecniche ed interventi atti a modificarli in senso maggiormente adattivo. Il trattamento disturbi d’ansia, secondo questo approccio quindi è finalizzato ad individuare le distorsioni interpretative e aiutare la persona a correggerle e sostituirle con altre più realistiche, interrompendo la catena che ha reso i sintomi ansiosi come una delle poche risposte comportamentali possibili.
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